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 Statue e Opere Artistiche
 Bevilacqua Gianfranco

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
jeremfer Inserito il - 09 luglio 2010 : 08:56:29
Gianfranco Bevilacqua è nato a San Salvo (CH) l'1 gennaio 1943. A Pescara ha frequentato il Liceo Artistico e la facoltà universitaria di Architettura. Ha trascorso la sua adolescenza e la sua gioventù, (quasi un trentennio) sulle rive dell'adriatica Vasto Marina.
Dal 1970 vive e lavora a Siracusa, dedicandosi alla scultura, alla pittura e alla grafica. Il suo curriculum artistico vanta numerosi premi e riconoscimenti ricevuti in occasione di rassegne d'arte e mostre personali e collettive.
È stato segnalato da prestigiose riviste specializzate e di cultura varia che ne hanno pubblicato i lavori più significativi.
Critici e scrittori qualificati hanno unanimemente riconosciuto l'originalità e la validità della sua arte.
Sue opere impreziosiscono numerose collezioni pubbliche e private, sia in Italia che all'Estero
http://www.galleriaroma.it/Bevilacqua/Bevilacqua.htm
viale Tica 149/d
0931-32696


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gb_ Inserito il - 10 luglio 2010 : 12:48:33
jermfer sei una fonte inesauribile di artisti da scoprire.
molto interessante anche quest'ultimo. uno stile personale dal sapore molto contemporaneo!
opere veramente molto belle!!
renzo50 Inserito il - 10 luglio 2010 : 11:38:58
Ho visitato il sito di Gianfranco Bevilacqua che hai postato, e ti ringrazio di avermi dato la possibilità di conoscere un artista tanto bravo, i suoi presepi in particolare li trovo molto belli l'altare della Natività in particolare è stupendo nella sua bellezza e originalità grazie Jeremfer
jeremfer Inserito il - 09 luglio 2010 : 09:07:41
L’altare della Natività, di G. Bevilacqua
Verona, dic. 2006 genn. 2007

La Natività 2006 di G. Bevilacqua ha quale testo ispiratore non altro che la narrazione degli evangelisti Luca e Matteo. Un’essenzialità evangelica, dal tratto svelto e capace, che molto deve alla prima rappresentazione tridimensionale del presepe che Arnolfo di Cambio fece, nel 1289, per S. Maria Maggiore a Roma. Un’impostazione diversa dal genere domestico-popolare, ricca di figurine e di caratterizzazioni ambientali legate alle varie tradizioni locali. Diversa, pure, dal genere diorama, in cui giochi di prospettive, specchi e luci, vengono utilizzati per realizzare una scena presepiale visivamente affascinante ed evocativa.
Nell’opera in terracotta patinata di Bevilacqua si realizza un “presepe” d’arte nella sua accezione più letterale e simbolica di “recinto chiuso” o di rappresentazione essenzialmente circoscritta ai protagonisti della narrazione degli evangelisti: la Madonna col bambino Gesù, il paterno Giuseppe, i Magi, i pastori, gli angeli del cielo.
La composizione allestita quest’anno costituisce visivamente una sorta di altare mistico, con un posizionamento sintattico e prospettico quasi liturgico. Personaggi e significati hanno una collocazione visivamente equilibrata e rigorosamente simbolica. Magi e pastori “dona ferentes” – quel popolo d’ispirati testimoni del tempo e dell’evento, rappresentanti del potere illuminato dalla scienza e dell’umile vivere quotidiano – costituiscono nell’opera una sorta di basamento strutturale ed iconico. Sull’articolata ara celebrativa (come non pensare all’altare allestito da San Francesco in Greccio, per celebrare nel 1223, tra rito e rappresentazione, la nascita di Gesù) l’artista pone, in una sorta di culla-mangiatoia, in uno spazio lasciato libero dagli astanti bue ed asinello, il Bambino Gesù cui protende le braccia premurose Maria Vergine, sotto gli occhi patriarcali di Giuseppe, santo del Nuovo e testimone ispirato del Vecchio Testamento. Fanno da corona tre angeli discesi dal cielo, voce dall’alto per proclamare al mondo "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". (Luca)
Stilisticamente la composizione (assemblata a blocchi per esigenze tecniche) ha una sua funzionale quanto equilibrata complessità, dall’altorilievo delle figure sul basamento, al tutto tondo degli angeli che sovrastano la scena e si librano nel cielo con un battito d’ali e svolazzanti cartigli. In basso, sempre a tutto tondo, si accostano simmetricamente le figure di un altro pastore e il suo gregge (secondo l’iconografia che nella cristianità apparterrà a Cristo Buon Pastore, che reca sulle spalle la pecorella smarrita) e un suonatore di zampogna, per una soffiata melodia di canto-alleluia (Adeste fideles, laeti triunphamtes…) ed una conciliante, sommessa ninna nanna.
L’opera è modellata in argilla, materiale prediletto dall’artista, nella cifra stilistica solita in G. Bevilacqua, capace di dare forma alle sue figure, reale ed evocativa al tempo stesso, partendo da una corteccia materica duttile e metamorfica, simbolo e segno della stessa creazione artistica: dalla materia alla forma, dall’idea alla sua eidetica raffigurazione.

(Giuseppe F. Pollutri)



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jeremfer Inserito il - 09 luglio 2010 : 09:00:30


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